mercoledì 27 ottobre 2010

"Costruire un nuova mentalità": volontà di essere prima che di fare!

Ciao Ciccio. Che bella chè questa forza di DIRE quanto vivi in questo tempo, momento ovviamenteno bello! Tu lo sai che da buon cattolico liberale e non da destroide berlusconiano, sono cose diverse, quanto sia diffiile oggi mettere ORDINE dove ORDINE per anni non vè nè stata! Orrori, sciacallaggi,corruzione, parole certo ma che purtroppo sotto gli occhi. Proteggere "PERSONE" per occupare posti in cambio di voti. Se c'è stato tutto ciò, e c'è stato, e se ci stanno delle colpe, e ci sono, è anche e forse maggiormente colpa nostra, di tutti. Il Signore verrà! Come ci siamo preparati ad accoglierlo? Cosa come CHIESA cosa facciamo? Cosa abbiamo fatto? Come abbiamo imbucato negli ospedali gli addetti? Con la raccomndazione. Con qualì garanzie di professionalità? Neessuno. Ovviamente non tutti(perfortuna). Abbiamo fatto in qesti anni la così detta "guerra dei poveri". la fotografia del terremoto dell’Irpinia come è rimasta nella storia della Repubblica; un’immagine che si sovrappone a quella di interi paesi rasi al suolo, di monconi di edifici, di persone in lacrime, di barelle, tende e bare. Su questa catastrofe piovono miliardi che si disperdono in mille rivoli, risucchiati dalla voracità di una classe politica che proprio sulle macerie dell’Irpinia costruisce il proprio potere. L’Irpinia è diventa l’emblema di un Mezzogiorno, sinonimo dello spreco, delle ruberie, del malaffare, della cattiva amministrazione. È il 23 novembre 1980, una lunghissima scossa della durata di un minuto e venti secondi, di magnitudo 6,8 della scala Richter, rade al suolo 36 paesi situati al confine tra la Campania e la Basilicata. 2.735 i morti, 8.850 i feriti. Il disastro naturale è di proporzioni gigantesche. 

Le scosse che seminano morte e distruzione a Lioni, Sant’Angelo, Caposele, Calabritto, Conza, mettono a nudo l’arretratezza e la fragilità di quei paesi-presepe antichi e abbandonati, senza piani regolatori e senza piani di fabbricazione che ne preservassero la bellezza e tutelassero la vita di chi li abitava. La storia della ricostruzione dell’Irpinia comincia qui. Su quelle macerie proliferarono vari politici democristiani prima e socialisti dopo, si alternarono commissariati straordinari, commissioni e sottocommissioni ex articolo qualcosa, allargando a dismisura l’area di intervento del terremoto e, soprattutto, la spesa per la ricostruzione. 

Nel 1988 un’inchiesta di Indro Montanelli per Il Giornale, querelato dal presidente del Consiglio Ciriaco de Mita, definito «padrino», solleva il velo sulle numerose appropriazioni indebite di denaro pubblico e apre il caso. L’inchiesta avrà come conseguenza la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Oscar Luigi Scalfaro che nel 1990 concluderà che i 58.600 rotti miliardi di spese già effettuate (su 70.000 stanziati) sono «finiti nel nulla» o sperperati ivi inclusa quella parte proveniente dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. 

Dalla relazione della Commissione emerge che dopo 10 anni 28.572 persone vivono ancora nella roulotte e nei containers e 4.405 negli alberghi. Ma c’è anche una scia di sangue. Nel decennio che va dal 1980 al 1990, in Campania sono stati feriti magistrati (il procuratore di Avellino Antonio Gagliardi), uccisi consiglieri comunali di opposizione (Mimmo Beneventano ad Ottaviano), assessori e consiglieri regionali (Amato e Delcogliano), minacciati giornalisti ed eliminati funzionari di polizia come Antonio Ammaturo, che aveva capito tutto sul sequestro Cirillo. In una intervista rilasciata pochi mesi prima di essere ucciso sotto casa, al giornalista che gli chiedeva dei rapporti tra camorra e politica così Cirillo rispose: «Ci sono gli appalti del dopoterremoto. 

Il politico ha bisogno di voti e spesso si rivolge al capobastone». Più volte Oscar Luigi Scalfaro è stato visto sbiancare e trasalire ogni volta che eccellenti testimoni della «sua» Commissione parlamentare d’inchiesta sul terremoto di Campania e Basilicata, gli parlavano di «imprevisti geologici» per giustificare la costruzione di strade costate all’erario centinaia di miliardi a chilometro, o di improbabili aziende di barche da diporto collocate nelle aree industriali di montagna. 

Nell’inchiesta della Commissione parlamentare presieduta da Scalfaro, denominata «Mani sul terremoto» avviata nel 1994, furono coinvolte 87 persone tra cui Ciriaco de Mita, Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti, Antonio Gava, Antonio Fantini, Francesco de Lorenzo, Giulio Di Donato e lo stesso commissario Zamberletti che aveva coordinato i soccorsi. L’epilogo della vicenda si è tradotto con la prescrizione della maggior parte dei capi d’imputazione mentre per altri reati è stata decisa l’assoluzione. 

Tra i tanti sprechi e spese gonfiate ci sono alcuni casi eclatanti: la Fondovalle Sele, costata 24 miliardi di lire al chilometro, lo stadio comunale di San Gregorio Magno ( paese di circa 3mila abitanti in provincia di Salerno), costato più dello stadio San Paolo di Napoli. Alcuni giornalisti riuscirono a dimostrare che Avellino era la provincia italiana dove si vendevano più Mercedes e Volvo e dove, dopo il sisma, i possessori di yacht erano passati da 4 a oltre 100. Inoltre negli anni l’area degli interventi si allarga a macchia d’olio. 

I comuni effettivamente colpiti erano relativamente pochi: qualche decina i disastrati, un centinaio i danneggiati in modo più o meno grave. Nel maggio dell’81 però un decreto dell’allora presidente del Consiglio Arnaldo Forlani classifica come «gravemente danneggiati» (con un grado di distruzione dal 5 al 50% del patrimonio edilizio) oltre 280 comuni: viene ricompresa tutta la provincia di Avellino, Napoli e la popolosissima area metropolitana, 55 comuni del salernitano, 34 del potentino.

Entrare o meno nella lista significa soprattutto essere o no destinatari di sontuosi contributi statali. Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di una terza, la Puglia, risultano «terremotate»: in totale i comuni ammessi alle provvidenze sono 687. Il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato l’opera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti. Il Parlamento ha sfornato trentadue provvedimenti legislativi.
C'è bisogno di NUOVA, VERA volontà di essere prima che di fare. Poi potremmo costruire. So che mi capirai. TI sono vicino . Ti voglio bene.
Alfonso Cardellicchio
Diacono

venerdì 22 ottobre 2010

Esperienze di... vita!

Casa Sollievo della Sofferenza
Esperienze di... vita!
Nelle tribolazioni, che possono giovare come anche nuocere, non sappiamo quello che ci conviene chiedere, e tuttavia, perché si tratta di cose dure, moleste e contrarie all'inclinazione della natura, seguendo un desiderio comune a tutti gli uomini, noi preghiamo che ci vengano tolte. Dobbiamo però mostrare di fidarci del Signore. Se egli non allontana da noi le prove, non per questo dobbiamo credere di esser da lui dimenticati, ma piuttosto, con la santa sopportazione dei mali, dobbiamo sperare beni maggiori. Così infatti «la potenza si manifesta pienamente nella debolezza».
Dalla Lettera a Proba di Sant’Agostino
Fredde giornate autunnali a San Giovanni Rotondo: giorni davvero difficili della mia vita aspettando davanti ad un ospedale uno stralcio di notizia positiva sulle condizioni di salute di mio padre... è proprio vero: la prova arriva quando meno te l’aspetti! Una caduta da un albero, un banale incidente, si è trasformata in un trauma cranico, vari focolai emorragici a livello cerebrale, un polmone contuso, tre costole rotte e delle vertebre lesionate... qual è la tua volontà o Signore per il mio papà?
...Quanto descritto sono gli attuali sviluppi della storia di una triste domenica pomeriggio, quella in cui Gaetano, mio padre, ha avuto un incedente ed è stato poi qui ricoverato all’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo. Dopo l’incidente e il panico mio e di mia madre sul da farsi, un’ambulanza in breve tempo è arrivata e lo ha portato al pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi. Qui la prima retorica domanda - segno di una profonda delusione interiore - che ci è stata fatta è: “Perché lo avete portato qui?”, un altro modo per dire “Qui ormai possiamo fare ben poco per aiutare i sofferenti!” ...Eppure il poco è bastato: una TAC, un intubarlo, un giro di telefonate per trovare un posto libero in regione per la Neurochirurgia e poi per la Rianimazione... ma nulla! ...E infine, dopo insistenti chiamate, il Signore ha voluto che all’ospedale di San Giovanni Rotondo uscisse un posto per curare papà! Serviva un elicottero per la situazione particolarmente delicata del paziente... ma ovviamente non è nemmeno pensabile che per i quattro gatti delle zone interne della Campania sia necessaria una pista notturna di atterraggio! Però la caparbietà del popolo irpino ha avuto la meglio e un’ambulanza, con un attimo autista, è riuscita ad arrivare a destinazione. Nemmeno il tempo di sederci al pronto soccorso dell’ospedale che già ci chiamano per andare nella sala d’aspetto della terapia intensiva. Le cure a mio padre hanno immediatamente preso il loro inizio ed ora... siamo qui ad attendere e sperare che la situazione stabile a livello celebrale possa gradualmente trasformarsi in un risveglio dal coma farmacologico e successivamente anche in un pieno riacquisire le facoltà a livello percettivo, cognitivo, intellettivo, mnemonico, razionale, e così via...
Questi giorni sono stati un continuo alternarsi di panico, ansie, speranze, illusioni, disillusioni... ed ora serenità perché siamo sicuri che il Signore ci aiuterà per intercessione di San Pio! Una emozione però che non mi aspettavo, in questa confusione di sentire interiore, è l’impressione positiva e di stupore che questo ospedale mi ha fatto: un ospedale vivo! Un via vai di gente, di pazienti, di parenti, di dottori e infermieri; un campo di studio per tirocinanti dottori ed infermieri; una tappa obbligata per i turisti che vogliono conoscere la vita di S. Pio; ma soprattutto un luogo di incontro tra persone! Personale accogliente e preparato che è attento ai pazienti e mette a proprio agio i parenti... ma anche - per non idealizzare eccessivamente - i problemi, i ritardi e le incomprensioni immancabili di una struttura che ha a che fare continuamente con le forti esigenze e sentimenti delle persone. Un ambiente “grande”, vivo e di respiro ampio, insomma!
Nelle attese ci è capitato di incontrare persone da ogni dove: dal Molise, dal Lazio, dalla Campania, ovviamente dalla Puglia e addirittura dalla Germania: chi per casualità, chi per scelta, chi perché ha trovato informazioni sull’ospedale su internet e appena chiamato ha avuto risposta; tutti qui accanto ai loro cari che si trovano in rianimazione; tutti qui ad attendere quell’unica oretta al giorno per vedere i pazienti ed avere un minimo di notizie che li lascino sperare in un immediato futuro migliore!
“...Anche voi tenetevi pronti perché nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo...” (Lc 12, 39).
Il Figlio dell’uomo non è venuto solo nell’ora, ma anche in in un modo che non mi aspettavo! Mi spiego: stiamo vivendo, come terra d’Irpinia, la profonda sofferenza di essere privati del diritto alla salute nella decisione della regione Campania, in linea con i tagli nazionali, di chiudere i due ospedali di Sant’Angelo dei Lombari e di Bisaccia... La vicenda di mio padre mi ha fatto molto pensare anche a questo.
Abbiamo, come popolo, organizzato e partecipato a manifestazioni contro questa terribile ingiustizia nei nostri confronti che i politici della regione Campania ci stanno propinando - politica irrazionale che ha di mira i propri interessi, il far quadrare i conti, l’efficienza e i numeri... ma non di certo le persone, persone che come quelle dell’Alta Irpinia sono poche e abitano dislocate su un territorio interno vasto che difficilmente riesce a muoversi in breve tempo verso i grandi centri.
Risultato di queste nostre civili e giuste rimostranze? Una porta chiusa! Una vergognosa porta chiusa che ci ha tolto anche il diritto di esprimere la nostra opinione, i nostri disagi, un’alternativa costruttiva ai tagli “necessari” che si stanno avvicendando.
In questo avvicendarsi di pensieri ecco che “il Figlio dell’uomo sta vendendo in un modo che non mi aspettavo”: mi sta mostrando una nuova prospettiva nel vedere l’ambiente “ospedale”! La situazione di papà si è trasformata nel vedere in maniera più ampia e lungimirante la situazione ospedaliera in Campania.
L’assurdità che in una regione così grande, a richiesta, manca dappertutto la possibilità di ricoverare un malato, il mancato diritto di essere subito assistiti nella grave necessità è un male comune nella nostra regione ...e la risposta? Perché la risposta non può essere anche per noi questo faro di speranza, questo sogno di san Pio avverato, questo miracolo del Signore? Perché la risposta non può essere creare gradualmente anche in Alta Irpinia un polo ospedaliero simile?
Da qui il mio sogno, la mia speranza, la mia preghiera, si sono allargati non solo per papà ma per la nostra terra, per la nostra regione: l’Alta Irpinia un faro di speranza, un polo ospedaliero di eccellenza, un casa di cura promotrice di una nuova mentalità: un modello di accoglienza, di efficienza, di professionalità, di onestà, di correttezza, di amicizia, di umanità, di preghiera... Un modello capace di abbattere tutti gli stereotipi sanitari negativi che la Campania si trascina. Un polo dislocato in un’area non caotica, ma allo stesso tempo in poco tempo raggiungibile da tutti - come è il caso di San Giovanni Rotondo - per offrire ai pazienti sollievo da ogni punto di vista!
Il sogno è che magari tutto potrà partire dal funzionale e rinomato centro riabilitativo don Gnocchi - all’ospedale G. Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi - e poi da lì magari rendere poli di eccellenza i reparti connessi quali il Pronto Soccorso e l’Ortopedia... e poi magari far crescere la fama di un ospedale in Campania nuovo, con un nuovo stile, davvero efficiente, professionale, umano... e magari poi iniziare a rendere funzionali, efficienti ed umani i vari reparti come chirurgia, medicina, ginecologia... e poi allargarlo ed allargarlo ancora e farlo divenire un importante punto di riferimento anche universitario.... e magari sin dal principio essere strettamente legato al santuario di Materdomini ed essere la concretizzazione delle speranze dei tanti pellegrini che chiedono a san Gerardo aiuto nella sofferenza, e...
...Il sogno continua e... uno dei modi per farlo divenire speranza è condividerlo con più persone possibili... e l’unico modo per farlo divenire realtà è pregare Dio che illumini le menti e i cuori degli uomini responsabili della nostra terra.
San Giovanni Rotondo, Casa Sollievo della Sofferenza, 21 ottobre 2010
Carmine Fischetti
presbitero