martedì 13 dicembre 2011

Il Sentiero dei Lupi - Progetto

Il Sentiero dei Lupi - Progetto

Senerchia Oasi WWF
Valorizzazione del territorio
Il mondo giovanile è in continuo cambiamento non solo per i diversi passaggi generazionali che si susseguono con lo scorrere degli anni, ma anche per la miriade di subculture che nella nostra situazione territoriale accentua la frammentazione di esperienze di vita e di ricerca di senso.

Un elemento comune presente in tutti i giovani rimane il desiderio di realizzazione personale, che si esplicita nella ricerca di una maturità personale, nell’inserimento del mondo lavorativo, nel bisogno di senso dettato dall’affettività e dallo spirito. Pur essendo presente nel cuore di ogni giovane questa continua ricerca che potremmo chiamare di “senso”; rimane difficile poter configurare un itinerario che li porti ad un progetto di vita in cui lavoro fede e maturità umana riescano a configurarsi in un equilibrio di crescita aperto alla dimensione della fede...
...la sfida è proporre ai giovani irpini itinerari; è camminare insieme!

Visita il sito: www.sentierodeilupi.it

martedì 6 dicembre 2011

“Io ci sto”: la poliedricità di un’esperienza

“Io ci sto”: la poliedricità di un’esperienza
“Io ci sto” è il nome del campo lavoro mobile - con base a San Severo (Fg) - che si occupa della conoscenza e formazione sul fenomeno migratorio in Italia ed in particolare sulla situazione dei lavoratori stagionali - per lo più provenienti dai paesi del Centro Africa - nella capitanata di Foggia.

La scorsa estate questo campo lavoro è venuto proprio a completare un percorso che da qualche anno a questa parte sta decisamente impegnando la mia interiorità: fare sintesi su quanto vissuto questa estate mi riporta alla mio passato di tre anni fa, quando, nel vivere a Roma per approfondire i miei studi teologici, ho avuto modo non solo di vivere una forte esperienza di Chiesa - e nello specifico di apostolato in una parrocchia - ma ho soprattutto avuto modo di confrontarmi con una città multietnica in cui lo scontro/incontro tra persone di etnie, culture, tradizioni e religioni diverse è all’ordine del giorno...

Tale realtà non mi ha lasciato indifferente provocandomi fortemente sulla sfida dell’“integrazione”!

“Integrazione”... questa parola man mano è maturata dentro di me come sensibilità, ascoltando testimonianze di chi aveva vissuto esperienze di volontariato nel settore, divenendo ricerca personale, sensibilizzando le persone della parrocchia attraverso la visione di film a tema...

“Integrazione” una parola a cui ho cercato di dare una definizione: tenere insieme le differenze senza svendere la propria identità e senza appiattire l’altro al mio credo e al mio modo di essere, di pensare, di agire...

Ma mancava un qualcosa di fondamentale a questa mia definizione astratta: mancava l’incontro concreto con qualcuno!

Il campo “Io ci sto” ha dato una risposta proprio a questo permettendomi di vivere una forte esperienza di provocazione su queste tematiche e di incontro con l’altro diverso da me per etnia, nazionalità, cultura, condizione sociale, religione...

La provocazione è stata quella del conoscere in maniera più approfondita la realtà del fenomeno migratorio, nei numeri, nella sua valenza socio-economica per il nostro paese, nelle disumane condizioni “offerte” ai lavoratori, nella tratta per la prostituzione...

Ma il conoscere è stato decisamente irrobustito dall’incontrare Mamoudì, Mamadì, Rosa, Sonia, Latifa... persone straordinarie che mi hanno permesso di toccare con mano la loro storia, le loro culture, la loro religione, le sofferenze, i disagi, lo sfruttamento e vicendevolmente mi hanno permesso di raccontarmi e di sentirmi accolto come in famiglia.

L’incontro vero è stato nel conoscere storie vissute, storie di persone, e di fronte a questo ogni pregiudizio legato a paure e categorie che noi occidentali - e italiani in particolar modo! - ostentiamo cade di per sé...

L’incontro è stato nel dialogo sereno e pacifico sulle rispettive religioni (islamica e cristiana) mostrando ciascuno le proprie identità ed edificandoci a vicenda nel guardarci pregare...

L’incontro è stato tra di noi del gruppo di volontari molto differenziati per provenienza, per stili di vita e fede, provocati tutti dall’amore per l’altro che ci ha fatto continuamente chiedere: ma per chi lo stiamo facendo? Qual è, nel servizio, il differente apporto che può dare la nostra fede in Gesù Cristo?

...Al termine di questa esperienza “Io ci sto” è diventato un motto: “Io ci sto” ad abbattere paure e pregiudizi; “Io ci sto” a conoscere l’altro; “Io ci sto” a promuovere l’integrazione; “Io ci sto” a lasciarmi provocare e arricchire da chi è diverso da me... Con l’aiuto di Dio “Io ci sto” ad uscire fuori da me stesso per amare pienamente l’altro!

Capitanata di Foggia, agosto 2011
Carmine Fischetti
presbitero/integrazionista

mercoledì 23 novembre 2011

Cineforum "Razzismo vs Integrazione"

Percorso tematico: Razzismo vs Integrazione
Quarto film: Il sapore della vittoria

Un film di Boaz Yakin. Con Denzel Washington, Will Patton, Wood Harris, Ryan Hurst, Donald Faison. 
Titolo originale Remember the titans. Drammatico
Ratings: Kids
durata 113 min.

Soggetto: "Remember the Titans": è il titolo originale di questo film. I Titans erano una squadra di football studentesco di un liceo di Alexandria in Virginia dove, nel 1971, a seguito del processo di integrazione razziale avviato nel sud degli States, vengono accorpate due scuole prima frequentate l'una dai bianchi e l'altra dai ragazzi di colore. E dei Titani bisogna essere per riuscire a superare indenni la situazione esplosiva che questa circostanza determina, soprattutto se come primo coach viene designato un allenatore di colore (grande interpretazione di Denzel Washington) che prende il posto del bianco (il bravo Will Patton - Silkwood, Copycat, Armageddon) che fino ad allora aveva guidato, con merito, la squadra. Basato su una storia vera, il film è imperniato sul rapporto tra i due coach dapprima conflittuale poi avviato sulla via di una sempre più fitta collaborazione. Un rapporto nel quale l'iniziale diffidenza cede il passo al rispetto verso l'altro e dove la rispettiva etica professionale ha la meglio sull'odio e sul rancore. L'amicizia tra i due allenatori è certamente il miglior viatico affinché tolleranza e solidarietà diventino le parole d'ordine anche per i ragazzi e, naturalmente, costituiscono gli ingredienti fondamentali per cercare di ottenere la vittoria finale nel campionato studentesco. Alla base dell'odio e dell'intolleranza c'è l'ignoranza, è determinante quindi la piena conoscenza dell'uno con l'altro e allora ecco che il coach durante il ritiro estivo costringe i ragazzi, pena una seduta supplementare di allenamento, ad incontrarsi e a dire tutto di sé all'altro. Ed allora i Titani, "che sono più forti degli Dei", riusciranno ad essere più forti degli avversari, della gente che li circonda, del mondo intero.

Recensione: Incentrato sul conflitto bianchi-neri, il film ci propone, pur se sullo sfondo, anche un altro razzismo che è quello contro ogni genere di diversità: l'odio verso gli hippies, i gay ed anche solo contro chi non riesce ad ottenere una piena sufficienza a scuola. Il regista Boaz Yakin (Il gioco dei rubini) confeziona un buon film alternando alle frenetiche e violente scene di football momenti di pacata riflessione resi maestralmente dai due interpreti principali…

Valutazioni pastorali: L'amicizia tra i due allenatori è certamente il miglior viatico affinché tolleranza e solidarietà diventino le parole d’ordine anche per i ragazzi… La loro comunione di intenti, ossia il credere fermamente nei ragazzi e il mettere passione nel loro lavoro, permette a questi di vivere una esperienza forte di fraternità! Spesso è a partire da esperienze forti vissute insieme ed dal camminare speditamente per perseguire un ideale comune che si superano le non conoscenze, i pregiudizi e qualsiasi ostacolo al vivere insieme: in questo modo lo spirito di gruppo/comunione/fraternità prevarrà su ogni cosa.

lunedì 21 novembre 2011

Cineforum "Razzismo vs Integrazione"

Percorso Tematico: Razzismo vs Integrazione
Terzo Film: Lezioni di Cioccolato

Un film di Claudio Cupellini. Con Luca Argentero, Violante Placido, Neri Marcorè, Hassani Shapi, Josefia Forlì
Commedia, durata 99 min
Italia 2007
Universal Pictures


Soggetto: Insensibile e senza scrupoli, Mattia è un cinico imprenditore edile votato alla fede del "risparmio come massimo guadagno". Dopo aver rinunciato a costruire i ponteggi di sicurezza per il suo cantiere, si ritrova improvvisamente a far fronte ai ricatti di uno sfortunato operaio egiziano (lo strepitoso Hassani Shapi), caduto da un tetto e costretto al gesso dalla vita in su. Ragione del ricatto, un concorso da cioccolataio da frequentare sotto mentite spoglie – quelle di Kamal appunto, impossibilitato a partecipare – in cambio di una non denuncia per le condizioni disumane del cantiere. Per Mattia, si apriranno le porte di un mondo sconosciuto fatto di integrazione culturale e di dignitosissima povertà, nel tentativo di redimersi dalla sua vita precedente ed evitare, al tempo stesso, una scottante denuncia alle autorità. 

Recensione: “Lezioni di cioccolato” è una commedia impegnata che nell'avvicendarsi di scene e storie che suscitano il buon umore fa riflettere su temi importanti quali l'immigrazione, l'integrazione, l'accoglienza dell'altro. 
Guardando con un occhio la società in cui viviamo il film sviluppa un intreccio che si basa su una storia leggerissima e sicuramente prevedibile, arricchita, però, da tanti elementi legati all’attualità della nostra Italia quali: l’immigrazione, i permessi di soggiorno, il lavoro nero, i pregiudizi, le paure, la sfida dell'integrazione... Un film con una sceneggiatura ben scritta, una regia efficace, interpreti poliedrici... insomma un film ben fatto. 

Scevro da qualsiasi volgarità “Lezione di cioccolato” diverte grazie ad una comicità basata sullo spaesamento del protagonista, Mattia che da arrogante geometra, insofferente verso le esigenze del prossimo, si deve trasformare in Kamal, egiziano immigrato. Il cinico geometra per evitare di essere denunciato dal suo “operaio in nero”, accetta di frequentare al suo posto un corso per cioccolatai. 

Così Mattia fingendo di essere Kamal conoscerà un'altra cultura, capirà quali sono i veri valori della vita e imparerà ad amare. 

Valutazioni pastorali: Nella Sacra Scrittura il Signore incita il suo popolo all’attenzione allo straniero perché anche Israele un tempo era stato straniero (Cf Dt 5, 15)… Mettersi nei panni dell’altro, condividere le stesse gioie e le stesse sofferenze è il passo prioritario affinché si possa andare oltre le paure, i pregiudizi, gli sfruttamenti e riconoscere che dinanzi a sé si ha una persona.
Un passo fondamentale per promuovere il valore dell'integrazione è avere presente che la diversità è ricchezza che se riconosciuta e accolta potrà davvero cambiare in meglio le nostre vite.

mercoledì 16 novembre 2011

Cineforum "Razzismo vs Integrazione"

Percorso tematico: Razzismo vs Integrazione
Secondo film: Freedom Writers

Un film di Richard LaGravenese. Con Hilary Swank, Patrick Dempsey, Imelda Staunton, Scott Glenn, April Lee Hernandez. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 123 min. - USA, Germania 2007. 

Soggetto:
Erin Gruwell è una giovane insegnante di lettere al suo primo incarico in un liceo. Siamo a Los Angeles nel 1992, poco dopo gli scontri razziali che avevano messo a ferro e fuoco la città. Erin si vede affidare una classe composta da latinoamericani, cambogiani, afroamericanie un unico bianco. Provengono tutti da realtà sociali in cui il degrado e la violenza costituiscono parte integrante della vita quotidiana. Le istituzioni li vedono come un peso morto da "parcheggiare" in attesa che tornino nella strada. "La Gruwell" (così prenderanno a chiamarla i ragazzi) non si arrende né di fronte all’istituzione né di fronte agli allievi che inizialmente la respingono convinti che sia l’ennesima insegnante disinteressata al loro vissuto. Riuscirà a convincerli ad uscire dalla gabbia delle gang e a guardarsi dentro scrivendo dei diari che diverranno un libro. 

Recensione
Los Angeles, 1992: città assediata da un'ondata di violenza di "guerra" tra bande/gang di gruppi etnici, sedata con l'intervento dell'esercito il due maggio dello stesso anno, pur se scatenata dall'assoluzione dei quattro poliziotti responsabili del pestaggio di Rodney King. Questo evento rappresentava il culmine di una situazione ormai da molti anni in procinto di esplodere, questo evento sembrava aver chiuso il progetto di ogni possibile sogno di integrazione, lasciando spazio solo all'odio razziale e alla paura dell'altro... Ma la speranza di un mondo migliore è difficile da uccidere!

Freedom writers è un film tratto da una storia vera, e narra la vicenda di una coraggiosa insegnante, Erin Gruwell, che osò credere con tutto il cuore in un programma di integrazione razziale sorto all'indomani delle rivolte a Los Angeles. I suoi alti ideali tuttavia si scontrarono molto presto con la crudele realtà dei fatti: da una parte dovette affrontare una classe problematica, caratterizzata da tensione e spesso dalla lotta per la sopravvivenza, mentre d'altro canto fu ostacolata da un sistema a favore dell'integrazione solo sulla carta, sistema che in realtà creava "ghetti" di segregazione per le categorie di persone più svantaggiate. La lotta della Gruwell è quindi una lotta dal basso e nel cuore di adolescenti che troppo presto nelle loro vite hanno conosciuto una sofferenza tale da renderli adulti precocemente e contro la loro volontà. Erin Gruwell trovò un proprio metodo spingendo i ragazzi a mettere su carta la loro rabbia e la loro frustrazione, facendo capire loro di non essere soli e insieme è possibile costruire qualcosa di più grande... 

Valutazioni pastorali
Spesso ci troviamo di fronte decisioni prese dall’alto che puntano ad un’integrazione solo sulla carta e non ad una vera integrazione. Giocare sull’integrazione parte da una verità cristiana semplice, ma che spesso si ha troppa paura per realizzare: l’amore per l’altro! È solo a partire da questo, amando l’altro come me stesso, mettendo cuore e passione in ciò che si fa, che si può superare la paura dell’altro, il finto sentirsi sicuri dietro la realtà del “ghetto” e raggiungere una vera integrazione. Tutto questo lo si può costruire a partire dalla "passione educativa", come il film ci prospetta...

domenica 13 novembre 2011

Saluto a Guardia Lombardi

Rosso Comunità
Caro Don Carmine,
quando tre anni fa arrivasti nella nostra parrocchia subito si notò la tua tranquillità e il tuo fare umile e sincero. Tutti apprezzammo la semplicità con la quale, nelle tue omelie, riuscivi a rendere comprensibili concetti piuttosto difficili e a farli arrivare dritti al cuore della gente. Poi, pian piano è venuto fuori anche un altro lato del tuo carattere quello scherzoso, gioioso e anche un po’ irrequieto. Con la tua voglia di organizzare hai coinvolto tanti giovani in attività quali il grest, la gmg, il corso di cresima spronandoci a vivere una vita gioiosa e serena. Ci hai insegnato a credere in una chiesa non solo giovane, ma soprattutto moderna. Una chiesa che sappia affrontare le contraddizioni che per secoli l’hanno afflitta. Hai donato a noi tutti l’essenza di una fede critica e razionale, che debba interrogarsi ogni giorno e cercare delle risposte evitando di accodarsi alle regole del passato e discostandosi dai modi di agire moderni della società. La conoscenza degli ultimi apparecchi informatici (come: l’iphone, l’ipode, la ps3 e il pc) sono stati una delle tue carte vincenti. Hai infatti dimostrato che questi recenti ritrovati della tecnologia, giudicati con scetticismo dalle generazione più adulte, possono essere anch’essi utilizzati al servizio della chiesa per fare in modo che molti più giovani entrino in contatto con la parola di Dio. In questi tre anni hai dovuto affrontare anche tante difficoltà, che però non hanno minimamente intaccato il tuo essere. Il compito più faticoso è stato sicuramente quello di dover convivere con la viva irruenza di Don Rino.Grazie di cuore Don Carmine, quando percorrerai la strada per Andretta ricordati di venirci a salutare perché qui a Guardia c’è tanta gente che ti vuole bene.

Guardia Lombardi, domenica 13 novembre 2011
Giuseppe Troiano
parrocchiano

giovedì 10 novembre 2011

Cineforum "Razzismo vs Integrazione"

Tra i tanti hobbies della mia esperienza di vita, uno che predomina è sicuramente il cinema - come avrete già intuito!
...Perché dunque non postare film preferiti e percorsi di cineforum tematici che durante questi anni mi hanno accompagnato e guidato negli svariati incontri di catechesi proposti?
La risposta evidentemente positiva - sto facendo tutte cose io! - mi da lo slancio per consigliare a voi tutti alcuni percorsi di film che potranno culturalmente arricchirvi, provocarvi e riaccendere un sano spirito critico che sappia leggere ciò che avviene intorno a noi... Che tu sia una persona, o una famiglia, o un gruppo di amici, o un gruppo giovani, o un gruppo adulti, o un gruppo parrocchiale questo potrà essere uno strumento utile per interrogarti su: "Chi sono io?"; "Chi è l'altro/l'Altro?"; "Come va il mondo?"

Il primo percorso tematico che vi propongo è: "Razzismo vs Integrazione"...
...In un paese come il nostro in cui il fenomeno dell'immigrazione negli ultimi decenni ha avuto una forte impennata generando entusiasmi e per lo più paure nell'incontrare e accogliere l'altro diverso da me per nazionalità, pelle, cultura, religione, status economico e sociale, forte sorge l'esigenza di conoscere realmente il fenomeno e le persone e di non chiudersi pregiudizialmente dietro la "paura dell'altro"...
Nello specifico, ad oggi il 10% della popolazione italiana viene da altre nazioni, e questo fa degli immigrati presenti sul territorio non più solo un fenomeno da controllare e arginare, ma una sfida per ciascuno di noi chiamato a superare paure e pregiudizi, a giocarsi nell'integrazione di storie e culture diverse, ad incontrare persone con le quali costruire il nostro futuro...


Percorso tematico: Razzismo vs Integrazione
Primo film: CRASH - Contatto fisico (Crash)

Genere: Drammatico 
Regia: Paul Haggis 
Interpreti: Sandra Bullock (Jean Cabot), Brendan Fraser (Rick Cabot, marito di Jean), Don Cheadle (Graham Waters), Matt Dillon (Ryan), Thandie Newton (Christine Thayer), Ryan Phillippe (Tommy Hanson), Jennifer Esposito (Ria), Terrence Dashon Howard (Cameron Thayer), William Fichtner (Jake Flanagan), Chris "Ludacris" Bridges (Anthony), Karina Arroyave (Elizabeth), Larenz Tate (Peter Waters), Dato Bakhtadze (Lucien). 
Nazionalità: Stati Uniti/Germania 
Distribuzione: Filmauro 
Anno di uscita: 2005 
Orig.: Stati Uniti/Germania (2004) 
Sogg.: Paul Haggis 
Scenegg.: Paul Haggis, Bobby Moresco 
Fotogr.(Panoramica/a colori): J. Michael Muro 
Mus.: Mark Isham 
Montagg.: Hughes Winborne 
Dur.: 107' 
Produz.: Sarah Finn, Andrew Reimer, Don Cheadle, Cathy Schulman, Robert Moresco, Bob Yari, Mark R. Harris, Paul Haggis. 
Giudizio: Raccomandabile / problematico /dibattiti** 
Tematiche: Alcolismo; Emigrazione; Famiglia - genitori figli; Malattia; Male; Matrimonio - coppia; Razzismo; Violenza; 

Soggetto: Due giorni a Los Angeles. Tante storie entrano in contatto tra loro. Jean, una casalinga, cerca di continuo il marito Rick, procuratore distrettuale. Un immigrato iraniano compra una pistola per difendere il proprio negozio aperto 24 ore al giorno. Un famoso regista televisivo di colore viene fermato dall'agente Ryan che apostrofa i due con insulti razzisti. Lo stesso Ryan a casa si prende cura dell'anziano padre malato. Un detective negro ha una madre che si droga, e un fratello che ruba automobili mentre con un complice si lancia in teorie sulla giustizia nella società. A fianco di Ryan, una giovane recluta della polizia mette i propri nervi a dura prova. 

Recensione: "In ogni metropoli si incontrano tantissime persone (...) ma a Los Angeles i suoi abitanti sono talmente barricati (...) da non incontrarsi mai, ed è tanto il loro desiderio di avere un contatto fisico.."
Inizia così questo film, con la voce del detective Graham Waters che descrive la sua città. Una città fatta di scontri tra etnie, storie, culture, religioni... Una città fatta di "non-incontri" nell'indifferenza cronica in cui ciascuno non si interessa realmente di conoscere l'altro e rimane chiuso nel suo mondo.
I protagonisti sono diversi e ciascuno di loro mostra uno spaccato della realtà americana: vi è il poliziotto americano che abusa del proprio potere, due ragazzi di colore delinquenti, un ex galetto con famiglia divenuto onesto e via discorrendo. Il collante che lega le loro vite è il razzismo e il pregiudizio nei confronti di culture diverse, volutamente ostentato in alcune scene per rimarcare il concetto che l'odio spesso nasca dalla semplice ignoranza, dalla frustrazione per una vita avara di sorrisi e di gratificazioni. 
La sceneggiatura è parte integrante del messaggio che il film vuole lanciare: è toccante e capace di coinvolgere emotivamente lo spettatore. La telecamera è spesso puntata sulla strada, sui silenzi dei personaggi, sui loro sentimenti; caratterizzata da musiche malinconiche e suggestive poi, insieme ad immagini molto forti, rende al meglio la sensazione della solitudine. 
Ciò che emerge guardando Crash - contatto fisico è come la scarsa comunicazione, uno dei nodi cruciali della società contemporanea, possa portare al non incontro e all'odio per l'altro. 
La fine del film però mostra uno prospettiva di speranza in cui l'incontro con l'altro e il superamento di ogni paura e pregiudizio si realizza grazie ad un uscire fuori da sé, ad un gesto di amore gratuito...

Valutazione Pastorale: Una struttura corale, a cerchi concentrici, disegna una città (forse la vera protagonista), la sua bellezza, la sua bruttezza, i suoi luoghi intermedi. Gli uomini della legge sono duri e spietati oltre il necessario, ma poi si lasciano andare a gesti di affetto. Gli equilibri vacillano a Los Angeles, il terremoto, più interiore che geografico, é sempre in agguato. La pistola é lì, la mano deve decidere se premere o no il grilletto, la testa dice alla mano cose che il cuore non vuole sentire. Paul Haggis, già sceneggiatore per Clint Eastwood, esordisce alla regia con un proprio copione che fotografa una umanità sazia e dolente, generosa e confusa, solidale e sospettosa. La pietas sorregge un'impalcatura ammantata di stupori e di deliri. Si scava nelle coscienze, si pongono domande forti, si cercano risposte 'alte'. Un film da vedere con attenzione che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.

lunedì 7 novembre 2011

Un saluto a Morra De Sanctis

Rosso Comunità...
...un saluto a Morra

"Rosso Comunità"
...Per tenere sempre accesa una lampada più importante dei contenitori (luoghi...) esterni (...dove una persona si trova) è il rimpinguare l’olio che tiene sempre viva la fiamma del nostro amore per Cristo e dell’amore vicendevole tra di noi... (Cf Mt 25, 1-13)
Si parte per un’altra comunità e per un'altra avventura ma voi...
“...Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza!” (1 Ts 4, 13)
...E la nostra speranza si fonda sul Signore e sul mistero della sua Resurrezione di cui ciascuno di noi è parte... non sugli uomini! Crederci davvero nella Risurrezione vuol dire credere che ogni morte, ogni distacco, ogni morire a se stessi per amore dell’altro genera nuova vita ed un amore più grande...
Costruttori di speranza, credenti nella Risurrezione... e questi anni abbiamo cercato di costruire insieme proprio la speranza...
...La speranza di un vivere e collaborare insieme volendoci bene per qualità e limiti e promuovendo il valore più importante: la comunione tra di noi, al di là della attività proposte o dei rispettivi carismi e propensioni... e credo che la comunione sia proprio questo: tenere insieme le persone, tenere insieme le differenze che sono ricchezza, senza averne paura e senza cadere nella tentazione di appiattire tutto sulle proprie sensibilità... Sposare il tutto dell’altro anche se questo a volte costa un morire a se stesso.
...La speranza di un piccolo gruppo di giovani che ha vissuto varie esperienze di preghiera, catechesi, di gioco promosso per i più piccoli, di volontariato, di viaggio, di conoscenza e incontro reciproco e soprattutto di conoscenza del Signore Gesù, a cui ciascuno di loro sta cercando di dare un posto nel suo cuore, chiedendosi continuamente: “chi è il Signore per me?” e “come renderlo sempre parte della mia vita?”
...La speranza, per alcuni, di sentire l’esigenza di approfondire in maniera seria la propria fede partecipando ad esercizi spirituali, a percorsi di approfondimento della conoscenza della Parola di Dio, a corsi di formazione teologica e pastorale e a dare un contributo attivo alla nostra chiesa diocesana.
...La speranza di persone che nel loro piccolo si stanno sempre più innamorando del proprio territorio, del proprio paese credendo fermamente nel valore del bene comune e dello spendere la propria vita per questa terra.
...La speranza di una comunità che si sta sempre più radunando attorno alla Mensa, credendo fermamente nell’importanza della partecipazione comunitaria alla Messa domenicale... è da qui che parte tutto! E’ da qui che parte la speranza! E’ da qui che nasce la fonte del vero e pieno amore vicendevole che cambia le nostre vite, che cambia il nostro paese, che cambia il mondo!
“...Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza...” (1 Ts 4, 13) perché la nostra speranza ha la sua radice proprio su questo amore che non finirà mai, che non ci farà mai ripiegare su noi stessi, che ci permetterà sempre di essere costruttori di qualcosa di più grande, che ci terrà sempre uniti...
...Pertanto, vi saluto nel Signore, il quale ci farà sempre incontrare ancora una volta e costruire insieme!

Morra De Sanctis, domenica 6 novembre 2011
Carmine Fischetti
presbitero/pellegrino

mercoledì 26 ottobre 2011

Fase III - La priorità relazionale

Fase III - La priorità relazionale


"Un giovane si recò un giorno da un padre del deserto e lo interrogò:
- Padre, come si costruisce una comunità? 

Il monaco gli rispose:
- E' come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre.
Il giovane riprese:
- Ma qual è il cemento della comunità?
L'eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: - Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c'è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri".
(J. Vanier, La comunità, Jaca Book)


E' passato un anno dall'inizio della difficile vicenda riguardante mio padre e tutt'ora molte persone ancora mostrano interesse e vicinanza nei miei confronti chiedendomi del suo stato di salute... Pertanto, se pur con qualche mese di ritardo, credo sia bello continuare a raccontare la storia delle "fasi" di vita che sta attraversando mio padre dopo l'evento-svolta della sua esistenza: l'incidente di cui è stato vittima e il conseguente stato di coma e di riabilitazione psico motoria...


1 gennaio 2011... Un Natale e un Capodanno alternativi passati quest'anno, festività vissute in ospedale, nel reparto riabiltazione "Don Carlo Gnocchi" a Sant'Angelo dei Lombardi: sembra quasi di vivere un'atmosfera da film natalizio dove, nell'accorgersi del bisogno dell'altro e nello stare insieme, le relazioni si riscoprono e divengo più forti nella famiglia e oltre la famiglia...
...Ora che ci penso tutto questo mi rievoca la trama di un film visto qualche tempo fa: "Un Amore Sotto l'Albero", che dal titolo - ovviamente nella sua rivisitazione italiana! - potrebbe sembrare un altro buonista film da festività natalizie che svende "narcotizzanti" e mielose emozioni sul "divenire tutti più buoni"... ma non è così! Il film, nell'intreccio di varie storie parallele di sofferenza e solitudine, mette in scena relazioni ritrovate proprio grazie al riconoscersi bisognosi di aiuto perché deboli e al riconoscere e andare incontro all'altro, che ha bisogno di te, amandolo...
Caratteristica curiosa per me del film: buona parte delle scene viene girata proprio in un ospedale!


...Anche per noi famiglia Fischetti, nel passato periodo di festività, l'ospedale era divenuto la nostra nuova casa addobbata per le feste natalizie dove abbiamo rafforzato il nostro stare insieme!
Ancora di più posso dire che dopo i vari sballottamenti tra un ospedale e un altro non solo si era attenuata la pregiudiziale paura nei confronti della struttura ospedaliera e tutto mi iniziava ad essere familiare, ma ora l'"ospedale" aveva cambiato radicalmente volto divenendo per me luogo di relazioni, luogo di incontro con gli altri e con Dio!
Mi restano ancora impressi i tanti volti di persone che nelle varie settimane di degenza di mio padre venivano lì a trovarlo e a trovarci anche più volte: un flusso continuo di persone che a volte ha fatto andare in tilt anche gli infermieri dell'ospedale che non riuscivano a capire il perché di tanta gente...
In prima linea, c'era mia madre che, superando la sua connaturale tendenza ad andare in ansia nel gestire le situazioni difficili, è stata colei che più di tutti e nella quotidianità ha "portato avanti la barca", curandosi delle cose di casa e delle nostre esigenze di figli e non facendo mai mancare le cure giorno e notte a mio padre... Per non parlare di zio Pasquale - il fratello di mio padre - che con religiosa dedizione gli è stato accanto tutto il tempo... e poi tutti noi - io, le mie sorelle, nonni, zii e zie, cugini, parenti e amici - a fare corona attorno a lui e ad allietarlo con la nostra presenza.
...Ma oltre noi e i familiari, persona davvero importante per il recupero fisico e "relazionale" di mio padre è stato il carissimo compagno di stanza Antonio: una nuova amicizia, un forte legame... insieme si sono fatti forza nel superare il momento difficile e nel mettere tutto l'impegno e la vitalità nel portare avanti gli esercizi di recupero...
Questa molteplicità di attenzioni è ciò che ha messo più in crisi mio padre, facendogli vivere una vera e propria "conversione"... A tal proposito non dimenticherò mai le sue parole che mi hanno toccato il cuore: "basta dedicarsi primariamente al lavoro d'ora in poi devo coltivare le amicizie perché questo è ciò che davvero conta!"
Può sembrare una frase banale, ma per chi conosce la proverbiale dedizione stacanovista di mio padre per il lavoro, sa che questo rappresenta un radicale cambio di prospettiva: la priorità relazionale, per l'appunto!


In conclusione, credo che i momenti di malattia e di estrema fragilità, se non vissuti come ripiegamento su di sé, diventano occasione privilegiata per fermarsi e riscoprire ciò che è davvero importante nella vita: cura di sé, bisogno dell'altro, riscoperta dei legami familiari, rafforzamento e scoperta di nuove amicizie... Ed proprio ciò che è successo a mio padre e per cui ringrazio Dio.


Sant'Angelo dei Lombardi - reparto riabilitazione "Don Carlo Gnocchi", 5 gennaio 2011


Carmine Fischetti
presbitero


P.S. Frase motto: ritrova coloro che ami e vivi ogno giorno come se fosse l'ultimo!

venerdì 21 ottobre 2011

Viaggio in Irpinia

Si narra che qualche secolo prima della nascita di Cristo una delle 4 tribù sannitiche, gli Hirpini, decisero di abitare una terra, ricca di insiedie ma fertile di speranza, che da allora si chiamò Hirpinia. 
Questa tribù pare fosse dotata di abili artigiani e mostrasse un vistoso orgoglio per le proprie tradizioni. Gente di carattere, adatta agli spigolosi climi dell’Appennino e pronta ad affrontare qualsiasi asperità. 
Si chiamavano Hirpini, perché nell’antica lingua osca, Hirpus significava “lupo”. 
Già il lupo! Per loro era una divinità, in epoca romana fu associato al dio Marte, rappresentava l’identità di un popolo pronto a tutto pur di difendere la propria terra. Gli Hirpini pare fossero veramente feroci come lupi. Spesso scendevano dai monti per fare razzia dei villaggi in pianura o in prossimità del mare. Poi se ne tornavano sulle creste montuose portando con sé la preda. Solo l’esercito romano riuscì a tenerli a bada nella prodigiosa battaglia di Aquilonia. 
Molti secoli dopo, un giovane nobile vercellese, spinto dalla fede e dal desiderio di avventura, abbandonò la sua casa e si diresse verso la Spagna, Santiago de Compostela, il suo primo vero pellegrinaggio! Pare avesse solo 14 anni! 
Questo viaggio fu molto intenso, al punto che trasformò la sua vita in maniera radicale. Dopo 5 anni tornò in Italia e si rimise in viaggio attraversando il Meridione. Nel frattempo aveva scelto la vita monastica ed era alla ricerca della sua spiritualità. Pellegrino o vagabondo non sappiamo dirlo…era semplicemente in cammino… finché decise di intraprendere il viaggio più importante della sua vita: la Terra Santa. 
Sempre più forte cresceva il desiderio di incontrare Dio in quella terra straordinaria che custodiva i luoghi raccontati dalla Bibbia. 
Ma giunto ad Oria, in provincia di Brindisi, incappò in un branco di briganti, che delusi dallo scarno bottino, lo percossero riducendolo in fin di vita. Il giovane, Guglielmo, questo pare fosse il suo nome, vide in quell’esperienza un segno della Provvidenza, non doveva partire! Doveva rimanere in Italia!
Confuso e perplesso, si mise in preghiera, attraversando villaggi e santuari della Lucania. Stanco del suo pellegrinare senza meta si rifugiò sul selvaggio monte chiamato Partenio, nella pericolosa terra dove abitavano gli antichi Hirpini. Qui si rifugiò nella vita eremitica, suscitando la curiosità dei villaggi circostanti. Correva l’anno 1118. 
Una notte, in un sogno Maria, la Madre del Signore, gli chiese di costruire una Chiesa in suo onore. Gugliemo, appena sveglio si mise a lavoro e scavate le fondamenta, caricò di pietre la sua fedele asina al fine di ultimare al più presto il suo progetto. Sulle ispide pendenze del monte Partenio, Gugliemo sfidava la gravità aiutato dal suo animale da soma. Ma un feroce lupo sbucando all’improvviso  da un cespuglio sbranò la povera asina privando il giovane dell’unico aiuto di cui era provvisto. 
Eh sì! Quella era L’Hirpinia, terra di lupi feroci, dove a vincere era la legge del più forte! Aveva però fatto una promessa alla Madre del Signore, come non poterla adempiere? 
Guglielmo si mise in preghiera, intensamente chiese al Signore di mostrargli una strada, un sentiero, una meta… Mentre pregava, sentì un’illuminazione nel cuore! Si alzò e si mise a correre per i boschi! Alla ricerca del feroce lupo. Era un folle! 
Finalmente lo trovò addormentato sotto un faggio! Il lupo a vederlo balzò in piedi e mostrò la sua aguzza dentatura…
Ma Guglielmo senza paura si mise a rimproverarlo con severità e con amore, puntando il dito contro la sua ferocia e la violenza che portava dentro! Il lupo dopo essersi preso la ramanzina, abbassò la coda, richiuse le fauci ed andò ad accucciarsi ai piedi di Guglielmo. Il giovane monaco lo accarezzò e lo perdonò. In quel giorno Guglielmo e il lupo divennero amici. 
Il lupo volendo ripagare il danno recato a Guglielmo decise di svolgere il lavoro che avrebbe compiuto l’asina. Si caricò di pietre e la costruzione presto prese forma. Dopo il lupo, presto anche molti Irpini vollero aiutare Guglielmo nel suo progetto. E così quel giovane pellegrino senza meta si trovò alla guida di una comunità di monaci, con cui fondò il monastero di Montevergine.
Non solo aveva addomesticato il lupo, ma era riuscito ad andare contro corrente, aveva trapiantato in quella terra il seme dell’Amore. Insomma quella gente non era poi così feroce come veniva descritta dalle popolazioni vicine, dietro quella scorza dura si nascondeva un grande cuore, capace di accogliere e di amare. Così l’Irpinia si trasformò presto in una terra in cui lo Spirito di Dio potesse portare nuove speranze.
Ma sappiamo quanto sia difficile per un giovane spegnere il proprio spirito di avventura. Guglielmo era pellegrino non per scelta ma per vocazione! Lo voglia di rimettersi in cammino presto di fece sentire. Lasciò Montevergine ma rimase in Irpinia, divenne pellegrino di questa terra. Si rifugiò eremita in prossimità del Lago Laceno. Dove pensava di costruire un nuovo monastero. Ma il Signore gli fece capire che non era quello il luogo in cui iniziare una nuova avventura. 
Sceso a valle si fermò al Goleto, e per superare le intemperie dell’inverno trovò rifugio nella cavità di un albero. Nelle sue lunghe veglie di preghiera capì che quello era il luogo dove fondare un nuovo monastero. Al Goleto monaci e monache, ispirandosi alla regola di San Benedetto, hanno custodito per secoli gli insegnamenti di Guglielmo.


Oggi è il 16 agosto. Ieri abbiamo festeggiato l’Assunta, oggi parto per la Spagna! Non per Santiago de Compostela… ma per Madrid… la jmj ci aspetta. 
Con me altri 108 compagni di viaggio, amici di vecchia data ed illustri sconosciuti, radunati dinanzi al sagrato della Cattedrale di Sant’Antonino.
Inizia il nostro cammino. L’idea di andare a piedi dalla Cattedrale al Goleto pare non sia piaciuta a tutti. Ma il desiderio di avventura che portiamo nel cuore ha fatto muovere i nostri passi attraverso sentieri selvaggi ed oscuri, sentendo il calore di chi non si sente solo. In questa notte piena di pace i nostri passi scorrono nel buio, mentre attraversiamo la nostra splendida terra. Fanno eco nel mio cuore le parole che il Beato Giovanni Paolo II rivolse a noi giovani nella piana di Torvergata: «Cari Amici, vedo in voi le “Sentinelle del Mattino” in quest’alba del terzo millennio. Nel secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, per combattere gli uni contro gli altri… Oggi siete qui convenuto per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione, difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro »  
Come luci nella notte, con le torce in mano ed i nostri sorrisi sui volti camminiamo sui sentieri di Guglielmo. Il nostro compito è tenere accesa la speranza in questa terra di lupi e di sognatori. Sono passati molti secoli da quando quel giovane la attraversò portando una ventata di novità di fede. Ormai di asini e lupi ne sono rimasti pochi, ma il desiderio di costruire nuove esperienze di Chiesa spinge in nostri passi con la stessa forza che accompagnò il monaco a sognare oltre l’immaginabile. 
Qualche lupo però continua ringhiare nel nostro cuore. Cosa ci aspetterà a Madrid? In quale avventura mi sto imbarcando? Ce la farò? E quando sarò tornato cosa farò? 
Il lupo rappresenta le nostre paure, che a volte fermano il nostro lavoro per costruire la Chiesa, non quella fatta di mattoni, ma quella di persone. In tante occasioni le nostre speranze sembrano essere sbranate dalla rassegnazione o dallo scoraggiamento. Quanto sono difficili da addomesticare i lupi! Ma se ci è riuscito Gugliemo, con l’aiuto del Signore, possiamo riuscirci anche noi!
Ecco allora la prima sfida del Sentiero dei Lupi; camminando insieme possiamo trasformare le nostre paure in opportunità di crescita. Seguendo le orme di Guglielmo anche noi possiamo attraversare la nostra terra nella metafora del pellegrinaggio. Alla scoperta non solo del nostro territorio ma anche dell’uomo che lo abita, la nostra cultura e la nostra religiosità.
Abbazia del Goleto
Passo dopo passo giungiamo all’Abbazia del Goleto, la fatica del cammino cede il passo all’entusiasmo. Il silenzio e l’atmosfera che ci accolgono elevano il nostro Spirito e rendono i nostri cuori ancora più vicini. Scopriamo che si può comunicare anche senza le parole. Quei ruderi ricchi di storia parlano al nostro animo e risvegliano in noi il desiderio di incontrare il Signore. Inizia la Santa Messa.
Passato, presente e futuro sembrano fondersi in quel misterioso silenzio, illuminato dalla luna. Noi “le Sentinelle del Mattino” guardiamo con speranza il nostro domani, in questa terra di santi e di lupi!
Ad aiutarci durante la messa le parole di Isaia «Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a Sion “il tuo Dio Regna!” Ascolta le tue sentinelle! Esse alzano la voce, prorompono tutte insieme in grida di gioia; esse infatti vedono con i propri occhi il Signore che ritorna in Sion. Prorompete assieme in grida di gioia rovine di Gerusalemme. IL Signore ha rivelato il suo braccio santo agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.» (Is 52,7-10)
Noi le “Sentinelle del Mattino” annunciamo alla nostra città, che la notte sta per finire ed il seme di un nuovo mondo germoglia nel cuore dei giovani. Si parte per Madrid con tanta strada alle spalle e nuovi sentieri da percorrere. 
Dalla nostra terra - alla nostra terra! partendo dal Goleto, passando per Madrid, ripartendo da Palencia, per ritornare alle nostre case con uno zaino carico di novità e scoperte. Nel cuore risuona ancora l’eco dei giovani di 5 continenti che alzano la voce e prorompono in grida di gioia svegliando un mondo distratto! “Manca poco all’aurora, alziamo gli occhi, il sentiero è ancora lungo, ma il Signore è vicino…ma soprattutto i lupi non ci fanno più paura!”
Andretta, 30 Agosto 2011
Giuseppe Cestone
presbitero

sabato 1 ottobre 2011

Estate 2011: raccogliamo i pezzi!


Disfatta ad Alonso Martinez


Disfatta ad Alonso Martinez
Sta divenendo la firma del mio blog il pubblicare la foto emblema del mio degrado psico fisico post "miriade di esperienze estive". Quest'anno ho scelto la vergognosa: "Disfatta ad Alonso Martinez"!!!

In discontinuità con l'anno scorso, quest'anno ho iniziato a dirvi qualcosa di più dettagliato sulle esperienze vissute prima di scrivere questo post emblema/sintesi di un'estate densissima di avvenimenti - anche perché poi l'anno scorso tutte queste descrizioni annunciate non sono riuscite a farle... ma recupererò!


La mia estate è iniziata il 24 giugno, di rientro dal seminario - tra l'altro con tanto lavoro arretrato da completare... - e subito catapultato nella frenetica vita parrocchiale estiva di Guardia e Morra... che come tutti gli irpini sanno è il periodo più vivo e denso di attività nelle nostre piccole realtà di montagna.

A tal proposito, ho scoperto che il reale terzo mistero di Fatima ancora da svelare è: ma quante feste si fanno a Morra De Sanctis? ...Dato che ti svegli il mattino e ti trovi catapultato in feste religiose, celebrazioni varie, processioni... che fino a quel momento ancora non avevi realizzato che esistessero! E come se non bastasse, per valorizzare questo, gruppi di persone industriose e intraprendenti organizzano e ti travolgono in grigliate di carne, banchetti luculliani, feste a tema, fantasiose sagre, assaggi di baccalà, tractor parties, eventi pre durante e post matrimoni, ecc.

Il motto a Morra è: la vita è come una grigliata mista: non sai mai il pezzo di carne che ti capita!


In questo inebriarmi di festività non sono mancate le esperienze forti vissute coi giovani, sia di Napoli (seminaristi), sia delle parrocchie di Guardia e Morra, sia della diocesi.

La prima esperienza forte è stata il campo mobile "IoCiSto" nella "capitanata di Foggia", proposto dai padri scalabriniani e vissuto con un gruppo di seminaristi e di altre persone. Come descritto in dettaglio nel post "Bordertown", tale campo è stato un'esperienza di incontro con persone molto diverse da noi... e in questo "incontro" abbiamo avuto modo di conoscere e lasciarci provocare da storie di vita e di sofferenza, da affascinanti - ed anche contraddittorie - culture e modi di fare, da una religione diversa dalla nostra (Islamismo)...
A seguire abbiamo vissuto il mitico "GrestAQuiCoNoi" 2011 - quest'anno locato a Guardia... Come sempre educativa e gioiosa esperienza per i ragazzi di amicizia, di gioco, di incontro con il Signore...
Infine l'epico esodo verso Madrid, che ci ha permesso di vivere - singolarmente e come diocesi - una forte esperienza di conoscenza, di divertimento, di amicizia, di spiritualità... di Chiesa.

...Beh dopo tutte queste intense esperienze l'estate velocemente è trascorsa e... lentamente si riprende la vita ordinaria delle comunità parrocchiali e del servizio in seminario - iniziato quest'anno con la settimana di programmazione dell'equipe formativa a Formia.

Cosa dire... Ce la possiamo fare anche quest'anno!

P.S.

Quest'anno il Wedding Tour è stato decisamente meno intenso dell'anno scorso... Devo ammettere che mi mancano un po' il vestito da Elvis e le cappelle addobbate modello Las Vegas!


Guardia Lombardi, 1 ottobre 2011
Carmine Fischetti
presbitero/tour  operator

venerdì 30 settembre 2011

In viaggio verso la GMG

I diversi modi di viaggiare...
Preti a portér

Di fianco la foto che ha spopolato su facebook di me e don Rino in viaggio verso Madrid.
Come prepararsi ad affrontare il viaggio per la GMG? Ci sono due scuole di pensiero: la "fischettica" e la "rinica".

La prima scuola di pensiero consiglia:
1. pantaloncini e scarpe comode per affrontare la dura giornata di sballottamenti tra aeroporti, posti stretti nell'airbus, chilometri a piedi da fare;
2. zainetto con tutto l'occorrente per la giornata di spostamenti: marsupio con documenti e soldi, cellulare tutto fare con internet, giochi e persino Bibbia digitale per pregare, borraccia per quando hai sete, cartina delle metro di Madrid, felpa di pail leggera se hai freddo, k-way in caso di pioggia;
3. zaino da campo con tutto l'occorrente per una settimana: lo zaino deve essere come una piccola "casa in spalla" e contenere il più possibile suppellettili essenziali per adattarsi ad ogni tipo di alloggio: capi di vestiario essenziali, sapone di marsiglia per lavare biancheria e vestiti così da portarsi il minimo indispensabile, torcia, coltellino svizzero per ogni "pasto improvvisato", borraccia, sacco a pelo, stuoino, roba per la notte, il necessario per la toilette, asciugamano grande, costume, sacchetti biancheria sporca...
...il tutto diviso in scomparti aiutandosi con dei sacchetti!

La seconda scuola di pensiero consiglia:
1. tenuta comoda per il viaggio, ma che conservi sempre un certo stile;
2. tracolla con il minino indispensabile di documentazione, soldi, cellulare e qualcosa da leggere durante il viaggio;
3. valigie stracariche di vestiti, senza farsi eccessivi problemi sulle cose inutili da portare... tanto: a) si va in hotel 4 stelle, b) un carrello - e nel migliore dei casi un facchino! - lo si trova sempre, c) per gli spostamenti si chiama un taxi!

Per il prossimo viaggio insieme, scegli tu quale scuola di pensiero seguire... l'importante è esserci!

Aeroporto di Roma, 17 agosto 2011
Carmine Fischetti
presbitero/viaggiatore