venerdì 22 ottobre 2010

Esperienze di... vita!

Casa Sollievo della Sofferenza
Esperienze di... vita!
Nelle tribolazioni, che possono giovare come anche nuocere, non sappiamo quello che ci conviene chiedere, e tuttavia, perché si tratta di cose dure, moleste e contrarie all'inclinazione della natura, seguendo un desiderio comune a tutti gli uomini, noi preghiamo che ci vengano tolte. Dobbiamo però mostrare di fidarci del Signore. Se egli non allontana da noi le prove, non per questo dobbiamo credere di esser da lui dimenticati, ma piuttosto, con la santa sopportazione dei mali, dobbiamo sperare beni maggiori. Così infatti «la potenza si manifesta pienamente nella debolezza».
Dalla Lettera a Proba di Sant’Agostino
Fredde giornate autunnali a San Giovanni Rotondo: giorni davvero difficili della mia vita aspettando davanti ad un ospedale uno stralcio di notizia positiva sulle condizioni di salute di mio padre... è proprio vero: la prova arriva quando meno te l’aspetti! Una caduta da un albero, un banale incidente, si è trasformata in un trauma cranico, vari focolai emorragici a livello cerebrale, un polmone contuso, tre costole rotte e delle vertebre lesionate... qual è la tua volontà o Signore per il mio papà?
...Quanto descritto sono gli attuali sviluppi della storia di una triste domenica pomeriggio, quella in cui Gaetano, mio padre, ha avuto un incedente ed è stato poi qui ricoverato all’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo. Dopo l’incidente e il panico mio e di mia madre sul da farsi, un’ambulanza in breve tempo è arrivata e lo ha portato al pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi. Qui la prima retorica domanda - segno di una profonda delusione interiore - che ci è stata fatta è: “Perché lo avete portato qui?”, un altro modo per dire “Qui ormai possiamo fare ben poco per aiutare i sofferenti!” ...Eppure il poco è bastato: una TAC, un intubarlo, un giro di telefonate per trovare un posto libero in regione per la Neurochirurgia e poi per la Rianimazione... ma nulla! ...E infine, dopo insistenti chiamate, il Signore ha voluto che all’ospedale di San Giovanni Rotondo uscisse un posto per curare papà! Serviva un elicottero per la situazione particolarmente delicata del paziente... ma ovviamente non è nemmeno pensabile che per i quattro gatti delle zone interne della Campania sia necessaria una pista notturna di atterraggio! Però la caparbietà del popolo irpino ha avuto la meglio e un’ambulanza, con un attimo autista, è riuscita ad arrivare a destinazione. Nemmeno il tempo di sederci al pronto soccorso dell’ospedale che già ci chiamano per andare nella sala d’aspetto della terapia intensiva. Le cure a mio padre hanno immediatamente preso il loro inizio ed ora... siamo qui ad attendere e sperare che la situazione stabile a livello celebrale possa gradualmente trasformarsi in un risveglio dal coma farmacologico e successivamente anche in un pieno riacquisire le facoltà a livello percettivo, cognitivo, intellettivo, mnemonico, razionale, e così via...
Questi giorni sono stati un continuo alternarsi di panico, ansie, speranze, illusioni, disillusioni... ed ora serenità perché siamo sicuri che il Signore ci aiuterà per intercessione di San Pio! Una emozione però che non mi aspettavo, in questa confusione di sentire interiore, è l’impressione positiva e di stupore che questo ospedale mi ha fatto: un ospedale vivo! Un via vai di gente, di pazienti, di parenti, di dottori e infermieri; un campo di studio per tirocinanti dottori ed infermieri; una tappa obbligata per i turisti che vogliono conoscere la vita di S. Pio; ma soprattutto un luogo di incontro tra persone! Personale accogliente e preparato che è attento ai pazienti e mette a proprio agio i parenti... ma anche - per non idealizzare eccessivamente - i problemi, i ritardi e le incomprensioni immancabili di una struttura che ha a che fare continuamente con le forti esigenze e sentimenti delle persone. Un ambiente “grande”, vivo e di respiro ampio, insomma!
Nelle attese ci è capitato di incontrare persone da ogni dove: dal Molise, dal Lazio, dalla Campania, ovviamente dalla Puglia e addirittura dalla Germania: chi per casualità, chi per scelta, chi perché ha trovato informazioni sull’ospedale su internet e appena chiamato ha avuto risposta; tutti qui accanto ai loro cari che si trovano in rianimazione; tutti qui ad attendere quell’unica oretta al giorno per vedere i pazienti ed avere un minimo di notizie che li lascino sperare in un immediato futuro migliore!
“...Anche voi tenetevi pronti perché nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo...” (Lc 12, 39).
Il Figlio dell’uomo non è venuto solo nell’ora, ma anche in in un modo che non mi aspettavo! Mi spiego: stiamo vivendo, come terra d’Irpinia, la profonda sofferenza di essere privati del diritto alla salute nella decisione della regione Campania, in linea con i tagli nazionali, di chiudere i due ospedali di Sant’Angelo dei Lombari e di Bisaccia... La vicenda di mio padre mi ha fatto molto pensare anche a questo.
Abbiamo, come popolo, organizzato e partecipato a manifestazioni contro questa terribile ingiustizia nei nostri confronti che i politici della regione Campania ci stanno propinando - politica irrazionale che ha di mira i propri interessi, il far quadrare i conti, l’efficienza e i numeri... ma non di certo le persone, persone che come quelle dell’Alta Irpinia sono poche e abitano dislocate su un territorio interno vasto che difficilmente riesce a muoversi in breve tempo verso i grandi centri.
Risultato di queste nostre civili e giuste rimostranze? Una porta chiusa! Una vergognosa porta chiusa che ci ha tolto anche il diritto di esprimere la nostra opinione, i nostri disagi, un’alternativa costruttiva ai tagli “necessari” che si stanno avvicendando.
In questo avvicendarsi di pensieri ecco che “il Figlio dell’uomo sta vendendo in un modo che non mi aspettavo”: mi sta mostrando una nuova prospettiva nel vedere l’ambiente “ospedale”! La situazione di papà si è trasformata nel vedere in maniera più ampia e lungimirante la situazione ospedaliera in Campania.
L’assurdità che in una regione così grande, a richiesta, manca dappertutto la possibilità di ricoverare un malato, il mancato diritto di essere subito assistiti nella grave necessità è un male comune nella nostra regione ...e la risposta? Perché la risposta non può essere anche per noi questo faro di speranza, questo sogno di san Pio avverato, questo miracolo del Signore? Perché la risposta non può essere creare gradualmente anche in Alta Irpinia un polo ospedaliero simile?
Da qui il mio sogno, la mia speranza, la mia preghiera, si sono allargati non solo per papà ma per la nostra terra, per la nostra regione: l’Alta Irpinia un faro di speranza, un polo ospedaliero di eccellenza, un casa di cura promotrice di una nuova mentalità: un modello di accoglienza, di efficienza, di professionalità, di onestà, di correttezza, di amicizia, di umanità, di preghiera... Un modello capace di abbattere tutti gli stereotipi sanitari negativi che la Campania si trascina. Un polo dislocato in un’area non caotica, ma allo stesso tempo in poco tempo raggiungibile da tutti - come è il caso di San Giovanni Rotondo - per offrire ai pazienti sollievo da ogni punto di vista!
Il sogno è che magari tutto potrà partire dal funzionale e rinomato centro riabilitativo don Gnocchi - all’ospedale G. Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi - e poi da lì magari rendere poli di eccellenza i reparti connessi quali il Pronto Soccorso e l’Ortopedia... e poi magari far crescere la fama di un ospedale in Campania nuovo, con un nuovo stile, davvero efficiente, professionale, umano... e magari poi iniziare a rendere funzionali, efficienti ed umani i vari reparti come chirurgia, medicina, ginecologia... e poi allargarlo ed allargarlo ancora e farlo divenire un importante punto di riferimento anche universitario.... e magari sin dal principio essere strettamente legato al santuario di Materdomini ed essere la concretizzazione delle speranze dei tanti pellegrini che chiedono a san Gerardo aiuto nella sofferenza, e...
...Il sogno continua e... uno dei modi per farlo divenire speranza è condividerlo con più persone possibili... e l’unico modo per farlo divenire realtà è pregare Dio che illumini le menti e i cuori degli uomini responsabili della nostra terra.
San Giovanni Rotondo, Casa Sollievo della Sofferenza, 21 ottobre 2010
Carmine Fischetti
presbitero

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