mercoledì 26 ottobre 2011

Fase III - La priorità relazionale

Fase III - La priorità relazionale


"Un giovane si recò un giorno da un padre del deserto e lo interrogò:
- Padre, come si costruisce una comunità? 

Il monaco gli rispose:
- E' come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre.
Il giovane riprese:
- Ma qual è il cemento della comunità?
L'eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: - Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c'è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri".
(J. Vanier, La comunità, Jaca Book)


E' passato un anno dall'inizio della difficile vicenda riguardante mio padre e tutt'ora molte persone ancora mostrano interesse e vicinanza nei miei confronti chiedendomi del suo stato di salute... Pertanto, se pur con qualche mese di ritardo, credo sia bello continuare a raccontare la storia delle "fasi" di vita che sta attraversando mio padre dopo l'evento-svolta della sua esistenza: l'incidente di cui è stato vittima e il conseguente stato di coma e di riabilitazione psico motoria...


1 gennaio 2011... Un Natale e un Capodanno alternativi passati quest'anno, festività vissute in ospedale, nel reparto riabiltazione "Don Carlo Gnocchi" a Sant'Angelo dei Lombardi: sembra quasi di vivere un'atmosfera da film natalizio dove, nell'accorgersi del bisogno dell'altro e nello stare insieme, le relazioni si riscoprono e divengo più forti nella famiglia e oltre la famiglia...
...Ora che ci penso tutto questo mi rievoca la trama di un film visto qualche tempo fa: "Un Amore Sotto l'Albero", che dal titolo - ovviamente nella sua rivisitazione italiana! - potrebbe sembrare un altro buonista film da festività natalizie che svende "narcotizzanti" e mielose emozioni sul "divenire tutti più buoni"... ma non è così! Il film, nell'intreccio di varie storie parallele di sofferenza e solitudine, mette in scena relazioni ritrovate proprio grazie al riconoscersi bisognosi di aiuto perché deboli e al riconoscere e andare incontro all'altro, che ha bisogno di te, amandolo...
Caratteristica curiosa per me del film: buona parte delle scene viene girata proprio in un ospedale!


...Anche per noi famiglia Fischetti, nel passato periodo di festività, l'ospedale era divenuto la nostra nuova casa addobbata per le feste natalizie dove abbiamo rafforzato il nostro stare insieme!
Ancora di più posso dire che dopo i vari sballottamenti tra un ospedale e un altro non solo si era attenuata la pregiudiziale paura nei confronti della struttura ospedaliera e tutto mi iniziava ad essere familiare, ma ora l'"ospedale" aveva cambiato radicalmente volto divenendo per me luogo di relazioni, luogo di incontro con gli altri e con Dio!
Mi restano ancora impressi i tanti volti di persone che nelle varie settimane di degenza di mio padre venivano lì a trovarlo e a trovarci anche più volte: un flusso continuo di persone che a volte ha fatto andare in tilt anche gli infermieri dell'ospedale che non riuscivano a capire il perché di tanta gente...
In prima linea, c'era mia madre che, superando la sua connaturale tendenza ad andare in ansia nel gestire le situazioni difficili, è stata colei che più di tutti e nella quotidianità ha "portato avanti la barca", curandosi delle cose di casa e delle nostre esigenze di figli e non facendo mai mancare le cure giorno e notte a mio padre... Per non parlare di zio Pasquale - il fratello di mio padre - che con religiosa dedizione gli è stato accanto tutto il tempo... e poi tutti noi - io, le mie sorelle, nonni, zii e zie, cugini, parenti e amici - a fare corona attorno a lui e ad allietarlo con la nostra presenza.
...Ma oltre noi e i familiari, persona davvero importante per il recupero fisico e "relazionale" di mio padre è stato il carissimo compagno di stanza Antonio: una nuova amicizia, un forte legame... insieme si sono fatti forza nel superare il momento difficile e nel mettere tutto l'impegno e la vitalità nel portare avanti gli esercizi di recupero...
Questa molteplicità di attenzioni è ciò che ha messo più in crisi mio padre, facendogli vivere una vera e propria "conversione"... A tal proposito non dimenticherò mai le sue parole che mi hanno toccato il cuore: "basta dedicarsi primariamente al lavoro d'ora in poi devo coltivare le amicizie perché questo è ciò che davvero conta!"
Può sembrare una frase banale, ma per chi conosce la proverbiale dedizione stacanovista di mio padre per il lavoro, sa che questo rappresenta un radicale cambio di prospettiva: la priorità relazionale, per l'appunto!


In conclusione, credo che i momenti di malattia e di estrema fragilità, se non vissuti come ripiegamento su di sé, diventano occasione privilegiata per fermarsi e riscoprire ciò che è davvero importante nella vita: cura di sé, bisogno dell'altro, riscoperta dei legami familiari, rafforzamento e scoperta di nuove amicizie... Ed proprio ciò che è successo a mio padre e per cui ringrazio Dio.


Sant'Angelo dei Lombardi - reparto riabilitazione "Don Carlo Gnocchi", 5 gennaio 2011


Carmine Fischetti
presbitero


P.S. Frase motto: ritrova coloro che ami e vivi ogno giorno come se fosse l'ultimo!

venerdì 21 ottobre 2011

Viaggio in Irpinia

Si narra che qualche secolo prima della nascita di Cristo una delle 4 tribù sannitiche, gli Hirpini, decisero di abitare una terra, ricca di insiedie ma fertile di speranza, che da allora si chiamò Hirpinia. 
Questa tribù pare fosse dotata di abili artigiani e mostrasse un vistoso orgoglio per le proprie tradizioni. Gente di carattere, adatta agli spigolosi climi dell’Appennino e pronta ad affrontare qualsiasi asperità. 
Si chiamavano Hirpini, perché nell’antica lingua osca, Hirpus significava “lupo”. 
Già il lupo! Per loro era una divinità, in epoca romana fu associato al dio Marte, rappresentava l’identità di un popolo pronto a tutto pur di difendere la propria terra. Gli Hirpini pare fossero veramente feroci come lupi. Spesso scendevano dai monti per fare razzia dei villaggi in pianura o in prossimità del mare. Poi se ne tornavano sulle creste montuose portando con sé la preda. Solo l’esercito romano riuscì a tenerli a bada nella prodigiosa battaglia di Aquilonia. 
Molti secoli dopo, un giovane nobile vercellese, spinto dalla fede e dal desiderio di avventura, abbandonò la sua casa e si diresse verso la Spagna, Santiago de Compostela, il suo primo vero pellegrinaggio! Pare avesse solo 14 anni! 
Questo viaggio fu molto intenso, al punto che trasformò la sua vita in maniera radicale. Dopo 5 anni tornò in Italia e si rimise in viaggio attraversando il Meridione. Nel frattempo aveva scelto la vita monastica ed era alla ricerca della sua spiritualità. Pellegrino o vagabondo non sappiamo dirlo…era semplicemente in cammino… finché decise di intraprendere il viaggio più importante della sua vita: la Terra Santa. 
Sempre più forte cresceva il desiderio di incontrare Dio in quella terra straordinaria che custodiva i luoghi raccontati dalla Bibbia. 
Ma giunto ad Oria, in provincia di Brindisi, incappò in un branco di briganti, che delusi dallo scarno bottino, lo percossero riducendolo in fin di vita. Il giovane, Guglielmo, questo pare fosse il suo nome, vide in quell’esperienza un segno della Provvidenza, non doveva partire! Doveva rimanere in Italia!
Confuso e perplesso, si mise in preghiera, attraversando villaggi e santuari della Lucania. Stanco del suo pellegrinare senza meta si rifugiò sul selvaggio monte chiamato Partenio, nella pericolosa terra dove abitavano gli antichi Hirpini. Qui si rifugiò nella vita eremitica, suscitando la curiosità dei villaggi circostanti. Correva l’anno 1118. 
Una notte, in un sogno Maria, la Madre del Signore, gli chiese di costruire una Chiesa in suo onore. Gugliemo, appena sveglio si mise a lavoro e scavate le fondamenta, caricò di pietre la sua fedele asina al fine di ultimare al più presto il suo progetto. Sulle ispide pendenze del monte Partenio, Gugliemo sfidava la gravità aiutato dal suo animale da soma. Ma un feroce lupo sbucando all’improvviso  da un cespuglio sbranò la povera asina privando il giovane dell’unico aiuto di cui era provvisto. 
Eh sì! Quella era L’Hirpinia, terra di lupi feroci, dove a vincere era la legge del più forte! Aveva però fatto una promessa alla Madre del Signore, come non poterla adempiere? 
Guglielmo si mise in preghiera, intensamente chiese al Signore di mostrargli una strada, un sentiero, una meta… Mentre pregava, sentì un’illuminazione nel cuore! Si alzò e si mise a correre per i boschi! Alla ricerca del feroce lupo. Era un folle! 
Finalmente lo trovò addormentato sotto un faggio! Il lupo a vederlo balzò in piedi e mostrò la sua aguzza dentatura…
Ma Guglielmo senza paura si mise a rimproverarlo con severità e con amore, puntando il dito contro la sua ferocia e la violenza che portava dentro! Il lupo dopo essersi preso la ramanzina, abbassò la coda, richiuse le fauci ed andò ad accucciarsi ai piedi di Guglielmo. Il giovane monaco lo accarezzò e lo perdonò. In quel giorno Guglielmo e il lupo divennero amici. 
Il lupo volendo ripagare il danno recato a Guglielmo decise di svolgere il lavoro che avrebbe compiuto l’asina. Si caricò di pietre e la costruzione presto prese forma. Dopo il lupo, presto anche molti Irpini vollero aiutare Guglielmo nel suo progetto. E così quel giovane pellegrino senza meta si trovò alla guida di una comunità di monaci, con cui fondò il monastero di Montevergine.
Non solo aveva addomesticato il lupo, ma era riuscito ad andare contro corrente, aveva trapiantato in quella terra il seme dell’Amore. Insomma quella gente non era poi così feroce come veniva descritta dalle popolazioni vicine, dietro quella scorza dura si nascondeva un grande cuore, capace di accogliere e di amare. Così l’Irpinia si trasformò presto in una terra in cui lo Spirito di Dio potesse portare nuove speranze.
Ma sappiamo quanto sia difficile per un giovane spegnere il proprio spirito di avventura. Guglielmo era pellegrino non per scelta ma per vocazione! Lo voglia di rimettersi in cammino presto di fece sentire. Lasciò Montevergine ma rimase in Irpinia, divenne pellegrino di questa terra. Si rifugiò eremita in prossimità del Lago Laceno. Dove pensava di costruire un nuovo monastero. Ma il Signore gli fece capire che non era quello il luogo in cui iniziare una nuova avventura. 
Sceso a valle si fermò al Goleto, e per superare le intemperie dell’inverno trovò rifugio nella cavità di un albero. Nelle sue lunghe veglie di preghiera capì che quello era il luogo dove fondare un nuovo monastero. Al Goleto monaci e monache, ispirandosi alla regola di San Benedetto, hanno custodito per secoli gli insegnamenti di Guglielmo.


Oggi è il 16 agosto. Ieri abbiamo festeggiato l’Assunta, oggi parto per la Spagna! Non per Santiago de Compostela… ma per Madrid… la jmj ci aspetta. 
Con me altri 108 compagni di viaggio, amici di vecchia data ed illustri sconosciuti, radunati dinanzi al sagrato della Cattedrale di Sant’Antonino.
Inizia il nostro cammino. L’idea di andare a piedi dalla Cattedrale al Goleto pare non sia piaciuta a tutti. Ma il desiderio di avventura che portiamo nel cuore ha fatto muovere i nostri passi attraverso sentieri selvaggi ed oscuri, sentendo il calore di chi non si sente solo. In questa notte piena di pace i nostri passi scorrono nel buio, mentre attraversiamo la nostra splendida terra. Fanno eco nel mio cuore le parole che il Beato Giovanni Paolo II rivolse a noi giovani nella piana di Torvergata: «Cari Amici, vedo in voi le “Sentinelle del Mattino” in quest’alba del terzo millennio. Nel secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, per combattere gli uni contro gli altri… Oggi siete qui convenuto per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione, difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro »  
Come luci nella notte, con le torce in mano ed i nostri sorrisi sui volti camminiamo sui sentieri di Guglielmo. Il nostro compito è tenere accesa la speranza in questa terra di lupi e di sognatori. Sono passati molti secoli da quando quel giovane la attraversò portando una ventata di novità di fede. Ormai di asini e lupi ne sono rimasti pochi, ma il desiderio di costruire nuove esperienze di Chiesa spinge in nostri passi con la stessa forza che accompagnò il monaco a sognare oltre l’immaginabile. 
Qualche lupo però continua ringhiare nel nostro cuore. Cosa ci aspetterà a Madrid? In quale avventura mi sto imbarcando? Ce la farò? E quando sarò tornato cosa farò? 
Il lupo rappresenta le nostre paure, che a volte fermano il nostro lavoro per costruire la Chiesa, non quella fatta di mattoni, ma quella di persone. In tante occasioni le nostre speranze sembrano essere sbranate dalla rassegnazione o dallo scoraggiamento. Quanto sono difficili da addomesticare i lupi! Ma se ci è riuscito Gugliemo, con l’aiuto del Signore, possiamo riuscirci anche noi!
Ecco allora la prima sfida del Sentiero dei Lupi; camminando insieme possiamo trasformare le nostre paure in opportunità di crescita. Seguendo le orme di Guglielmo anche noi possiamo attraversare la nostra terra nella metafora del pellegrinaggio. Alla scoperta non solo del nostro territorio ma anche dell’uomo che lo abita, la nostra cultura e la nostra religiosità.
Abbazia del Goleto
Passo dopo passo giungiamo all’Abbazia del Goleto, la fatica del cammino cede il passo all’entusiasmo. Il silenzio e l’atmosfera che ci accolgono elevano il nostro Spirito e rendono i nostri cuori ancora più vicini. Scopriamo che si può comunicare anche senza le parole. Quei ruderi ricchi di storia parlano al nostro animo e risvegliano in noi il desiderio di incontrare il Signore. Inizia la Santa Messa.
Passato, presente e futuro sembrano fondersi in quel misterioso silenzio, illuminato dalla luna. Noi “le Sentinelle del Mattino” guardiamo con speranza il nostro domani, in questa terra di santi e di lupi!
Ad aiutarci durante la messa le parole di Isaia «Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a Sion “il tuo Dio Regna!” Ascolta le tue sentinelle! Esse alzano la voce, prorompono tutte insieme in grida di gioia; esse infatti vedono con i propri occhi il Signore che ritorna in Sion. Prorompete assieme in grida di gioia rovine di Gerusalemme. IL Signore ha rivelato il suo braccio santo agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.» (Is 52,7-10)
Noi le “Sentinelle del Mattino” annunciamo alla nostra città, che la notte sta per finire ed il seme di un nuovo mondo germoglia nel cuore dei giovani. Si parte per Madrid con tanta strada alle spalle e nuovi sentieri da percorrere. 
Dalla nostra terra - alla nostra terra! partendo dal Goleto, passando per Madrid, ripartendo da Palencia, per ritornare alle nostre case con uno zaino carico di novità e scoperte. Nel cuore risuona ancora l’eco dei giovani di 5 continenti che alzano la voce e prorompono in grida di gioia svegliando un mondo distratto! “Manca poco all’aurora, alziamo gli occhi, il sentiero è ancora lungo, ma il Signore è vicino…ma soprattutto i lupi non ci fanno più paura!”
Andretta, 30 Agosto 2011
Giuseppe Cestone
presbitero

sabato 1 ottobre 2011

Estate 2011: raccogliamo i pezzi!


Disfatta ad Alonso Martinez


Disfatta ad Alonso Martinez
Sta divenendo la firma del mio blog il pubblicare la foto emblema del mio degrado psico fisico post "miriade di esperienze estive". Quest'anno ho scelto la vergognosa: "Disfatta ad Alonso Martinez"!!!

In discontinuità con l'anno scorso, quest'anno ho iniziato a dirvi qualcosa di più dettagliato sulle esperienze vissute prima di scrivere questo post emblema/sintesi di un'estate densissima di avvenimenti - anche perché poi l'anno scorso tutte queste descrizioni annunciate non sono riuscite a farle... ma recupererò!


La mia estate è iniziata il 24 giugno, di rientro dal seminario - tra l'altro con tanto lavoro arretrato da completare... - e subito catapultato nella frenetica vita parrocchiale estiva di Guardia e Morra... che come tutti gli irpini sanno è il periodo più vivo e denso di attività nelle nostre piccole realtà di montagna.

A tal proposito, ho scoperto che il reale terzo mistero di Fatima ancora da svelare è: ma quante feste si fanno a Morra De Sanctis? ...Dato che ti svegli il mattino e ti trovi catapultato in feste religiose, celebrazioni varie, processioni... che fino a quel momento ancora non avevi realizzato che esistessero! E come se non bastasse, per valorizzare questo, gruppi di persone industriose e intraprendenti organizzano e ti travolgono in grigliate di carne, banchetti luculliani, feste a tema, fantasiose sagre, assaggi di baccalà, tractor parties, eventi pre durante e post matrimoni, ecc.

Il motto a Morra è: la vita è come una grigliata mista: non sai mai il pezzo di carne che ti capita!


In questo inebriarmi di festività non sono mancate le esperienze forti vissute coi giovani, sia di Napoli (seminaristi), sia delle parrocchie di Guardia e Morra, sia della diocesi.

La prima esperienza forte è stata il campo mobile "IoCiSto" nella "capitanata di Foggia", proposto dai padri scalabriniani e vissuto con un gruppo di seminaristi e di altre persone. Come descritto in dettaglio nel post "Bordertown", tale campo è stato un'esperienza di incontro con persone molto diverse da noi... e in questo "incontro" abbiamo avuto modo di conoscere e lasciarci provocare da storie di vita e di sofferenza, da affascinanti - ed anche contraddittorie - culture e modi di fare, da una religione diversa dalla nostra (Islamismo)...
A seguire abbiamo vissuto il mitico "GrestAQuiCoNoi" 2011 - quest'anno locato a Guardia... Come sempre educativa e gioiosa esperienza per i ragazzi di amicizia, di gioco, di incontro con il Signore...
Infine l'epico esodo verso Madrid, che ci ha permesso di vivere - singolarmente e come diocesi - una forte esperienza di conoscenza, di divertimento, di amicizia, di spiritualità... di Chiesa.

...Beh dopo tutte queste intense esperienze l'estate velocemente è trascorsa e... lentamente si riprende la vita ordinaria delle comunità parrocchiali e del servizio in seminario - iniziato quest'anno con la settimana di programmazione dell'equipe formativa a Formia.

Cosa dire... Ce la possiamo fare anche quest'anno!

P.S.

Quest'anno il Wedding Tour è stato decisamente meno intenso dell'anno scorso... Devo ammettere che mi mancano un po' il vestito da Elvis e le cappelle addobbate modello Las Vegas!


Guardia Lombardi, 1 ottobre 2011
Carmine Fischetti
presbitero/tour  operator