- Padre, come si costruisce una comunità?
Il monaco gli rispose:
- E' come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre.
Il giovane riprese:
- Ma qual è il cemento della comunità?
L'eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: - Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c'è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri".
- E' come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre.
Il giovane riprese:
- Ma qual è il cemento della comunità?
L'eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: - Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c'è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri".
(J. Vanier, La comunità, Jaca Book)
E' passato un anno dall'inizio della difficile vicenda riguardante mio padre e tutt'ora molte persone ancora mostrano interesse e vicinanza nei miei confronti chiedendomi del suo stato di salute... Pertanto, se pur con qualche mese di ritardo, credo sia bello continuare a raccontare la storia delle "fasi" di vita che sta attraversando mio padre dopo l'evento-svolta della sua esistenza: l'incidente di cui è stato vittima e il conseguente stato di coma e di riabilitazione psico motoria...
1 gennaio 2011... Un Natale e un Capodanno alternativi passati quest'anno, festività vissute in ospedale, nel reparto riabiltazione "Don Carlo Gnocchi" a Sant'Angelo dei Lombardi: sembra quasi di vivere un'atmosfera da film natalizio dove, nell'accorgersi del bisogno dell'altro e nello stare insieme, le relazioni si riscoprono e divengo più forti nella famiglia e oltre la famiglia...
...Ora che ci penso tutto questo mi rievoca la trama di un film visto qualche tempo fa: "Un Amore Sotto l'Albero", che dal titolo - ovviamente nella sua rivisitazione italiana! - potrebbe sembrare un altro buonista film da festività natalizie che svende "narcotizzanti" e mielose emozioni sul "divenire tutti più buoni"... ma non è così! Il film, nell'intreccio di varie storie parallele di sofferenza e solitudine, mette in scena relazioni ritrovate proprio grazie al riconoscersi bisognosi di aiuto perché deboli e al riconoscere e andare incontro all'altro, che ha bisogno di te, amandolo...
Caratteristica curiosa per me del film: buona parte delle scene viene girata proprio in un ospedale!
...Anche per noi famiglia Fischetti, nel passato periodo di festività, l'ospedale era divenuto la nostra nuova casa addobbata per le feste natalizie dove abbiamo rafforzato il nostro stare insieme!
Ancora di più posso dire che dopo i vari sballottamenti tra un ospedale e un altro non solo si era attenuata la pregiudiziale paura nei confronti della struttura ospedaliera e tutto mi iniziava ad essere familiare, ma ora l'"ospedale" aveva cambiato radicalmente volto divenendo per me luogo di relazioni, luogo di incontro con gli altri e con Dio!
Mi restano ancora impressi i tanti volti di persone che nelle varie settimane di degenza di mio padre venivano lì a trovarlo e a trovarci anche più volte: un flusso continuo di persone che a volte ha fatto andare in tilt anche gli infermieri dell'ospedale che non riuscivano a capire il perché di tanta gente...
In prima linea, c'era mia madre che, superando la sua connaturale tendenza ad andare in ansia nel gestire le situazioni difficili, è stata colei che più di tutti e nella quotidianità ha "portato avanti la barca", curandosi delle cose di casa e delle nostre esigenze di figli e non facendo mai mancare le cure giorno e notte a mio padre... Per non parlare di zio Pasquale - il fratello di mio padre - che con religiosa dedizione gli è stato accanto tutto il tempo... e poi tutti noi - io, le mie sorelle, nonni, zii e zie, cugini, parenti e amici - a fare corona attorno a lui e ad allietarlo con la nostra presenza.
...Ma oltre noi e i familiari, persona davvero importante per il recupero fisico e "relazionale" di mio padre è stato il carissimo compagno di stanza Antonio: una nuova amicizia, un forte legame... insieme si sono fatti forza nel superare il momento difficile e nel mettere tutto l'impegno e la vitalità nel portare avanti gli esercizi di recupero...
Questa molteplicità di attenzioni è ciò che ha messo più in crisi mio padre, facendogli vivere una vera e propria "conversione"... A tal proposito non dimenticherò mai le sue parole che mi hanno toccato il cuore: "basta dedicarsi primariamente al lavoro d'ora in poi devo coltivare le amicizie perché questo è ciò che davvero conta!"
Può sembrare una frase banale, ma per chi conosce la proverbiale dedizione stacanovista di mio padre per il lavoro, sa che questo rappresenta un radicale cambio di prospettiva: la priorità relazionale, per l'appunto!
In conclusione, credo che i momenti di malattia e di estrema fragilità, se non vissuti come ripiegamento su di sé, diventano occasione privilegiata per fermarsi e riscoprire ciò che è davvero importante nella vita: cura di sé, bisogno dell'altro, riscoperta dei legami familiari, rafforzamento e scoperta di nuove amicizie... Ed proprio ciò che è successo a mio padre e per cui ringrazio Dio.
Sant'Angelo dei Lombardi - reparto riabilitazione "Don Carlo Gnocchi", 5 gennaio 2011
Carmine Fischetti
presbitero
P.S. Frase motto: ritrova coloro che ami e vivi ogno giorno come se fosse l'ultimo!