martedì 6 dicembre 2011

“Io ci sto”: la poliedricità di un’esperienza

“Io ci sto”: la poliedricità di un’esperienza
“Io ci sto” è il nome del campo lavoro mobile - con base a San Severo (Fg) - che si occupa della conoscenza e formazione sul fenomeno migratorio in Italia ed in particolare sulla situazione dei lavoratori stagionali - per lo più provenienti dai paesi del Centro Africa - nella capitanata di Foggia.

La scorsa estate questo campo lavoro è venuto proprio a completare un percorso che da qualche anno a questa parte sta decisamente impegnando la mia interiorità: fare sintesi su quanto vissuto questa estate mi riporta alla mio passato di tre anni fa, quando, nel vivere a Roma per approfondire i miei studi teologici, ho avuto modo non solo di vivere una forte esperienza di Chiesa - e nello specifico di apostolato in una parrocchia - ma ho soprattutto avuto modo di confrontarmi con una città multietnica in cui lo scontro/incontro tra persone di etnie, culture, tradizioni e religioni diverse è all’ordine del giorno...

Tale realtà non mi ha lasciato indifferente provocandomi fortemente sulla sfida dell’“integrazione”!

“Integrazione”... questa parola man mano è maturata dentro di me come sensibilità, ascoltando testimonianze di chi aveva vissuto esperienze di volontariato nel settore, divenendo ricerca personale, sensibilizzando le persone della parrocchia attraverso la visione di film a tema...

“Integrazione” una parola a cui ho cercato di dare una definizione: tenere insieme le differenze senza svendere la propria identità e senza appiattire l’altro al mio credo e al mio modo di essere, di pensare, di agire...

Ma mancava un qualcosa di fondamentale a questa mia definizione astratta: mancava l’incontro concreto con qualcuno!

Il campo “Io ci sto” ha dato una risposta proprio a questo permettendomi di vivere una forte esperienza di provocazione su queste tematiche e di incontro con l’altro diverso da me per etnia, nazionalità, cultura, condizione sociale, religione...

La provocazione è stata quella del conoscere in maniera più approfondita la realtà del fenomeno migratorio, nei numeri, nella sua valenza socio-economica per il nostro paese, nelle disumane condizioni “offerte” ai lavoratori, nella tratta per la prostituzione...

Ma il conoscere è stato decisamente irrobustito dall’incontrare Mamoudì, Mamadì, Rosa, Sonia, Latifa... persone straordinarie che mi hanno permesso di toccare con mano la loro storia, le loro culture, la loro religione, le sofferenze, i disagi, lo sfruttamento e vicendevolmente mi hanno permesso di raccontarmi e di sentirmi accolto come in famiglia.

L’incontro vero è stato nel conoscere storie vissute, storie di persone, e di fronte a questo ogni pregiudizio legato a paure e categorie che noi occidentali - e italiani in particolar modo! - ostentiamo cade di per sé...

L’incontro è stato nel dialogo sereno e pacifico sulle rispettive religioni (islamica e cristiana) mostrando ciascuno le proprie identità ed edificandoci a vicenda nel guardarci pregare...

L’incontro è stato tra di noi del gruppo di volontari molto differenziati per provenienza, per stili di vita e fede, provocati tutti dall’amore per l’altro che ci ha fatto continuamente chiedere: ma per chi lo stiamo facendo? Qual è, nel servizio, il differente apporto che può dare la nostra fede in Gesù Cristo?

...Al termine di questa esperienza “Io ci sto” è diventato un motto: “Io ci sto” ad abbattere paure e pregiudizi; “Io ci sto” a conoscere l’altro; “Io ci sto” a promuovere l’integrazione; “Io ci sto” a lasciarmi provocare e arricchire da chi è diverso da me... Con l’aiuto di Dio “Io ci sto” ad uscire fuori da me stesso per amare pienamente l’altro!

Capitanata di Foggia, agosto 2011
Carmine Fischetti
presbitero/integrazionista

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